CARDIOMIOPATIVA RESTRITTIVA

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La cardiomiopatia restrittiva è una condizione che vede incremento delle rigidità delle pareti ventricolari, il cuore non sarà più capace di riempirsi a pieno: questo porterà alla riduzione della quantità pompata di sangue.

Le capacità di contrazione del muscolo cardiaco, funzione sistolica, possono risultare regolari anche se con il progredire della malattia la funzione sistolica peggiorerà.

La cardiomiopatia restrittiva sarà contraddistinta da insufficienza cardiaca che progredirà celermente a causa della non risposta alle terapie. Il cuore avrà dimensioni normali o poco più grandi della norma. 

le cause della cardiomiopatia restrittiva

Nel 50% circa dei casi la cardiomiopatia restrittiva sarà causata da diverse patologie ma potrà anche essere idiopatica. 

Tra le cause più diffuse della cardiomiopatia restrittiva ci sarà l’amiloidosi; seguiranno poi fibrosi endomiocardica, la sindrome di Loeffler, la sindrome ipereosinofila, l’emocromatosi, la radioterapia e la chemioterapia con antracicline, la sclerodermia, la sarcoidosi, le patologie da accumulo. 

La cardiomiopatia restrittiva potrebbe manifestarsi anche a seguito di un trapianto di cuore.

I sintomi della cardiomiopatia restrittiva

La cardiomiopatia restrittiva presenterà gli stessi sintomi dello scompenso cardiaco. I sintomi solitamente si paleseranno in modo graduale, potrebbero però anche esserci casi nei quali si presenteranno in modo repentino e la situazione si aggraverà. 

I sintomi saranno tosse, difficoltà respiratorie, fiato corto, stanchezza e scarsa resistenza all’esercizio fisico, inappetenza, dolori al petto, scarsa concentrazione, gonfiore addominale degli arti inferiori, battiti cardiaci rapidi o irregolari. 

Prevenire la cardiomiopatia restrittiva

Prevenire la cardiomiopatia restrittiva non è possibile nella maggior parte dei casi. In altri casi invece, il trattamento precoce di sarcoidosi e dell’emocromatosi, così come delle patologie da accumulo potrebbe impedirne l’insorgenza.

Diagnosi

Sarà possibile ipotizzare la presenza di cardiomiopatia restrittiva nel corso di una visita che evidenzi turgore delle vene del collo o ingrossamento del fegato, rumori polmonari e cardiaci anormali, raccolta di fluidi nelle zone declivi, e il paziente manifesterà sintomi da scompenso cardiaco.

Gli esami utili ad avere un quadro diagnostico completo saranno:

Esami del sangue, elettrocardiogramma, ecocardiogramma che rivelerà segnali di disfunzione diastolica, dilatazione degli atri e, in alcuni casi, incremento degli spessori parietali abbinato ad alterata ecogenicità in caso di malattie infiltrative.

Altri esami saranno: il cateterismo cardiaco, la biopsia endomiocardica che si esegue nel corso dell’esecuzione del cateterismo cardiaco, la risonanza magnetica cardiaca con mezzo di contrasto, la radiografia del torace che permetterà di identificare la presenza di accumulo di liquidi nei polmoni.

Trattamenti

Identificata l’origine della cardiomiopatia restrittiva, sarà possibile monitorare e tenere sotto controllo la patologia. Trattamenti che risultano essere efficaci sono però pochi e si punterà a voler migliorare sintomi e qualità di vita del soggetto.

Si ricorrerà pertanto a trattamenti farmacologici prescrivendo: diuretici in caso di accumulo di liquidi; medicinali per controllare eventuali irregolarità del battito cardiaco e anticoagulanti.

Potrebbe essere necessario ricorrere all’impianto di un pacemaker o al trapianto di cuore.

                                 

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