CUORE STRESS E ANSIA

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Lo stress ha un impatto negativo sul nostro cuore andando ad incidere e facendo aumentare la pressione arteriosa, porta all’insorgenza di rischi cardiovascolari. Lo stress causa la  modificazione, inducendo stimoli a livello ormonale, delle placche coronariche e aterosclerotiche che potrebbero lesionarsi causando eventi ischemici come, ad esempio, l’infarto. Potremmo considerarlo quindi un fattore di rischio per il bene del nostro apparato cardiocircolatorio.

Il nostro organismo per far fronte allo stress produce cortisolo, conosciuto come ormone dello stress;  se presente in alti livelli, aumenta il livello di colesterolo nel sangue, i trigliceridi, lo zucchero nel sangue, l’accumulo di depositi di placca nelle arterie e la pressione sanguigna, fattori presenti nelle malattie cardiache.

L’aumento di cortisolo nel sangue porta ad una maggiore coagulazione del sangue, e ai conseguenti fenomeni trombolitici ad essa correlati, e ad una insulinoresistenza che può evolvere in diabete.

Lo stress incide negativamente sui comportamenti che vanno ad influenzare fattori che aumentano il rischio di malattie cardio vascolari quali fumo, abuso di alcool, sedentarietà, scorretta alimentazione ecc.

E’ emerso da diversi studi scientifici, che stress ansia e depressione possano portare a sviluppare cardiopatie; alcuni disturbi della sfera emotiva sono pienamente associati all’insorgenza di problemi cardiovascolari. La concomitante presenza di malattie neuropsichiatriche e cardiovascolari, oltre a peggiorare la situazione clinica del soggetto, rende inefficaci le cure farmacologiche.  Questa correlazione stress-sviluppo di malattie cardiovascolari, colpisce maggiormente chi ha meno di 50 anni e vede l’affiorare del disturbo cardiovascolare a meno di un anno da una diagnosi stress-correlata.

Ogni patologia correlata allo stress porta allo sviluppo di una diversa patologia cardiovascolare.

Altro sintomo legato allo stress sono le palpitazioni, che solitamente sono semplici aritmie, ma possono sfociare anche in tachicardia e fibrillazione atriale.

Oltre allo stress, può incidere negativamente sulla salute del nostro sistema cardiocircolatorio anche l’ansia. Quest’ultima porta a mantenere un costante stato di vigile allerta al fine di captare qualsiasi probabile segnale di pericolo. Stato di allerta che però è selettivo, poiché la nostra mente individua e sopravvaluta i segnali negativi, escludendo e non notando quelli positivi che potrebbero rassicurarci.

Più sono alti i livelli d’ansia maggiori saranno i sintomi fisici che si presenteranno; una sensazione emotiva, che dovrebbe soltanto segnalare un “allarme” finisce con il venir intesa come un reale pericolo.

Ma quale correlazione c’è tra l’ansia e il rischio di malattie cardiache?

Potrebbe esserci una possibile relazione:

i livelli elevati di ansia, portano all’aumento dei livelli di catecolamine (le principali sono dopamina, epinefrina, meglio conosciuta come adrenalina e norepinefrina), che favoriscono l’aggregazione piastrinica e quindi la formazione di trombi e di conseguenza trombogenesi.

Nei pazienti cardiopatici l’ansia può portare ad un incremento dell’aritmia cardiaca.

L’ansia porta ad una maggiore attività e frequenza cardiaca alterando l’equilibrio tra la quantità di ossigeno che il cuore richiede e quella fornita dal sistema cardiocircolatorio.

E’ stato riscontato da molteplici studi che le vittime di infarto avevano livelli di ansia più alti nei momenti precedenti all’episodio rispetto alle 24 ore seguenti. Ansia che causando bruschi cambiamenti nella pressione sanguigna  porta alla rottura delle placche arteriosclerotiche.

L’attività cardiaca è regolata da due componenti del sistema nervoso autonomo, sistema simpatico e parasimpatico; l’ansia, causa il  rilascio di  catecolamine in modo eccessivo dal sistema nervoso simpatico, le quali portano a cambiamenti di frequenza del battito cardiaco e della pressione sanguigna, aumentando l’insorgenza di infarto e malattie cardiache. Questa attivazione del sistema nervoso simpatico, aumenta il rischio di un nuovo infarto in pazienti che ne sono stati già colpiti rallentandone anche la guarigione fisica.

Da studi scientifici è emerso che i pazienti con malattie cardiache e disturbi d’ansia hanno maggiori probabilità di essere vittime d’infarto rispetto a pazienti che sono affetti da  malattie cardiache.

E’ normale che l’ansia possa presentarsi in seguito ad episodi stressanti; se dovesse persistere a lungo ed a livelli elevati, porta a conseguenze negative sia a livello fisico che psicologico. Bisogna saper riconoscere i disturbi d’ansia che potrebbero causare infarto e seguire psicologicamente i pazienti, aiutandolo a ridurre i livelli d’ansia e quindi il rischio di insorgenza di malattie cardiache.

                                                                         

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