L'INFARTO
Con il termine infarto, si indicano morte o necrosi di un tessuto o un organo, per deficit di flusso sanguigno e mancanza di ossigeno per un certo periodo di tempo.
I sintomi sono diversi a seconda dell'organo interessato; potremmo dire che il sintomo principale è un improvviso dolore acuto ma clinicamente parlando l’infarto potrebbe essere asintomatico, specie se di dimensioni molto piccole.
L’infarto si manifesta quando vi è un’ostruzione nelle coronarie che non permette al sangue di defluire come suo solito. Il cuore non smette di battere. Può avvenire all’improvviso o può protrarsi nel tempo anche per settimane. Tra i sintomi più comuni abbiamo dolore e fastidio a petto, braccia, schiena, causa affaticamento, sudorazione a freddo, nausea, vomito.
Il tempo in cui si interviene è estremamente importante, è necessario avvertire quanto prima i soccorsi. Successivamente se la vittima dovesse perdere conoscenza va effettuata la RCP ( rianimazione cardio-polmonare) premendo velocemente e con veemenza sul petto per favorire il defluire del sangue dal cuore al resto del corpo.
Una non sufficiente irrorazione sanguigna ad un qualsiasi organo o a parte di esso, a seguito di ostruzioni improvvise o ad un restringimento delle arterie che permettono l’afflusso di sangue verso di esso, causano sindrome acuta.
Il più delle volte la causa è da attribuire all’aterosclerosi. Le placche aterosclerotiche che vanno incontro ad ulcerazione stimolano occlusione arteriosa acuta, tramite emboli che vanno ad originarsi e trombosi sovrapposta ad ulcerazione.
Infarto miocardico e infarto cerebrale, che interessano rispettivamente il cuore e causano ictus, sono tra le principali cause di morte nei paesi occidentali. Cuore e cervello, sono i due organi più sensibili in quanto possiedono circolazioni terminali che in caso di ostruzione del vaso afferente non possono far fronte alla mancanza di sangue attraverso gli altri vasi sanguigni che comunicano con essi.
Sono più rare invece altre tipologie di infarto in quanto le altre parti del corpo hanno una più vasta presenza di arterie le quali possono con più facilità sopperire alla carenza di sangue nei vasi che fungono da collegamento tra più arterie.
La causa più frequente degli infarti cardiaco e cerebrale, è la malattia aterosclerotica delle arterie che portano il sangue a cuore e cervello. Ad essere maggiormente colpite dall’aterosclerosi sono le parti più interne delle pareti vascolari, che vedono la formazione di lacerazioni o accumulo di placche ricche di grasso, ossia colesterolo, e cellule infiammatorie.
La degenerazione delle pareti arteriose, dovuta al deposito di placche formate da grasso e tessuto cicatriziale, causano la restrizione dei vasi sanguigni che possono causare l’occlusione dei vasi e una successiva ischemia prolungata e infarto dei tessuti
E’ chiaro che, il rischio d’infarto aumenti con l’aumentare dell’età. L’infarto, e l’aterosclerosi, colpiscono maggiormente gli uomini rispetto alle donne sino all’età adulta. Con l’entrata della donna in menopausa il rischio si equipara a quello degli uomini.
Chi è geneticamente predisposto alle malattie cardiovascolari ha maggior rischio di essere colpito da infarto, specie se la patologia cardiovascolare ha colpito il relativo familiare in gioventù.
Si può prevenire l’insorgere dell’infarto avendo un corretto e salutare stile di vita. Il fumo di tabacco e l’eccessiva sedentarietà sono da considerarsi tra le maggiori cause di rischio cardiovascolare; rischio che si può ridurre smettendo di fumare e svolgendo almeno un minimo di 30 minuti di attività fisica quotidiana.
Ruolo importante è anche quello dell’alimentazione. Una dieta ricca di grassi e calorie porta all’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue facendo aumentare vertiginosamente il rischio di infarto. Seguendo una più equilibrata alimentazione si previene il rischio di malattie cardiovascolari.
La pressione alta, ipertensione, della quale soffre un ampio numero della popolazione con più di 50 anni, può essere associata all’insorgenza di aterosclerosi e le complicanze ad essa connesse, quale appunto infarto, sia cardiaco che cerebrale. Porta ad un affaticamento del cuore a causa dell’aumento del lavoro che esso dovrebbe svolgere, con le conseguenti manifestazioni di squilibrio cardiovascolare.
Il diabete che vede una presenza eccessiva di glucosio nel sangue va a deteriorare le arterie incrementando il rischio di aterosclerosi, infarto cardiaco e cerebrali, insufficienza cardiovascolare e renale.
L’arresto cardiaco invece, avviene quando a seguito di una disfunzione elettrica cardiaca c’è un arresto repentino del battito. Questo porta alla fibrillazione del cuore ed incoscienza della vittime che faticano a respirare o non respirano totalmente. L’unico modo per salvare la vittima è ricevere immediatamente rianimazione cardio-polmonare (RCP) o essere soccorse tramite l’utilizzo di un defibrillatore.
In caso di arresto cardiaco è assolutamente necessario intervenire tempestivamente perché le possibilità di sopravvivenza si riducono del 10% allo scorrere di ogni minuto. Bisogna allertare i soccorsi e procedere con la RCP effettuando forti e ripetute compressioni sul petto per aiutare il sangue a defluire nel resto del corpo. Se necessario bisogna utilizzare il defibrillatore.
Il defibrillatore analizzando il ritmo del cuore di una persona è in grado di determinare se è necessario procedere alla defibrillazione; è possibile che in alcuni casi i ritmi non consentano la defibrillazione ma va necessariamente effettuata la rianimazione cardiopolmonare (RCP)
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